Si sente spesso dire che una cintura nera con anni di allenamento alle spalle
è facilmente battuta da un combattente da strada senza alcuna esperienza
marziale: in questo caso gli anni di rigoroso allenamento della cintura nera
non hanno valso alcun profitto. Perché? Il verificarsi di queste situazioni
non è determinato dall’esperienza tecnica dei rispettivi combattenti,
quanto piuttosto dai loro attributi, ovvero dalle qualità interne che
formano la tecnica e il terreno da cui essa scaturisce: il vincitore è
il combattente che che possiede attributi superiori, le qualità dell’istinto
animale,tempismo, riflessi, potenza, intenzionalità e, per ultimo, abilità
tecnica.
Osservando il mondo dello sport, ci accorgiamo che in ogni ambito esistono individui
prevalenti.
Ciò accade non perché siano essi migliori tecnicamente, quanto
piuttosto perché possiedono attributi di livello superiore. E’
così anche nell’arte marziale: nel JKD in particolare il rifinimento
degli attributi rappresenta la primaria focalizzazione dell’allenamento:
e coloro che tentano di classificare il JKD catalogando il suo repertorio tecnico
sono sviati.
Il Jeet Kune Do infatti, non riguarda tecniche o movimenti fine a se stessi
, ma il modo in cui tecniche e movimenti vengono eseguiti. Cos’è
una tecnica di Jeet Kune Do? E’ il jab che è sentito ancora prima
di essere visto; è il jab che può causare un terribile danno;
è il jab portato al momento ideale in un combattimento; è il jab
che non viene telegrafato all’avversario.
Un jab che non possiede tali qualità (o attributi) è un semplice jab, ma non una tecnica di Jeet Kune Do.
Jeet Kune Do è come un iceberg, ciò che emerge è la tecnica:
in agguato, nascosto sotto la superficie vi è la grande massa di ghiaccio,
che è composta di attributi: e come i marinai esperti sanno bene, è
la massa nascosta di un iceberg che costituisce il grande pericolo.
Quando Dan Inosanto incontrò Bruce Lee agli Internazionali di Ed Parker nel ’64, era già un esperto nell’arte marziale ed un eccelso atleta.
Tuttavia, dopo aver fatto ‘sparring’ con Lee (usando, questo,
una mano solamente e Inosanto tutto il corpo), si rendeva conto che le tecniche
di arti marziali che aveva studiato erano prive di utilità: nello ‘sparring’ Lee aveva giocato con Inosanto come il proverbiale gatto con il topo. E lui
lo sapeva.
Inosanto inoltre si era sbagliato circa la validità del precedente allenamento,
in cui Lee aveva prevalso con i suoi superiori attributi: proprio questo fece
sì che Inosanto diventasse allievo di Lee. Nello stesso tempo iniziò
a studiare le arti marziali filippine sotto la tutela di maestri come John La
Coste, Leo Giron, Angel Cabales e altri, che mantennero la loro arte a porte
chiuse.
Per ironia della sorte maestri come La Coste erano comparabili a Bruce
Lee (che continuò a sviluppare e a rifinire le sue abilità ad
un ritmo sorprendente), ancora sconosciuto al di fuori di una piccola cerchia
di intimi.
Lo studio e l’allenamento con Lee ed i maestri filippini trasformò radicalmente il modo di pensare di Inosanto riguardo l’arte marziale: lo sviluppo degli attibuti divenne il primario obiettivo di tutto l’allenamento, e benchè gli attributi di Lee non fossero stati creati con l’allenamento delle armi, Inosanto credeva che gli artisti marziali, per meglio sviluppare i loro attributi, dovessero raggiungere il livello di abilità che Lee avrebbe avuto nell’allenamento all’uso delle armi.
Nelle successive discussioni con i suoi maestri filippini, Inosanto scoprì che allo studente di arti marziali filippine veniva insegnato prima l’uso delle armi, con il preciso intento di potenziare gli attributi dello studente: insegnare le tecniche a mano nuda ad uno studente che difettava di attributi, era – a loro modo di pensare- una perdita di tempo e di sforzo.
Inosanto continuò il suo studio dell’arte marziale filippina anche dopo la morte di Lee, nel 1973. Nel giugno 1974 aprì la ‘Filipino Kali Academy’ e una classe di JKD era inclusa nel programma di insegnamento. A quel tempo il pubblico era infatuato di Bruce Lee e del Jeet Kune Do, di cui gli studenti erano desiderosi di conoscere la tecnica. Il problema era uno solo: il punto centrale nell’allenamento del JKD era ed è lo sviluppo degli attributi di ognuno, la cui tecnica non è altro che un prodotto.
Per dare un esempio di come l’allenamento delle armi nel Kali acceleri
lo sviluppo degli attributi nel JKD, consideriamo il bastone singolo e come
il suo utilizzo possa sviluppare un attributo chiave, il riflesso: utilizzato
da un esperto, il bastone singolo può assumere velocità impressionante.
L’esperienza con lo ‘sparring’ full-contact con il bastone
(ed equipaggiamento protettivo), oltre un certo periodo di tempo stimola il
sistema nervoso a lavorare ad un livello molto più alto. In breve, i
riflessi si rapidizzano molto di più, e questo diventa visibile quando
si passa allo ‘sparring’ a mano nuda:
il pugno più rapido si muove al rallentatore. Un altro importante attributo
nel JKD è la sensibilità.
Essa mette in condizione di sentire in modo rapido ed accurato ciò che l’avversario sta facendo, consentendo di reagire nella maniera più efficace. Un metodo che il JKD utilizza per sviluppare la sensibilità è lo ‘sparring’ a distanza ravvicinata con il coltello.
Ciascuno controlla con l’altra mano la mano armata dell’avversario, ed entrambi tentano di ‘tagliare’ l’altro senza essere tagliati. Poiché il taglio da coltello affilato – in qualsiasi parte del corpo – solitamente pone fine al combattimento, il grado di sensibilità richiesto per lo ‘sparring’ a distanza ravvicinata è molto alto.
Quando si ritorna al ‘trapping’
a mano nuda e ai suoi colpi consistenti, l’allievo scopre che la sua sensibilità è molto accresciuta. Da ciò risulta chiaro come nel JKD gli attributi
siano di gran lunga più importanti delle tecniche, e come sia ardua una
definizione del JKD per chi è solito distinguere le arti in base alle
loro tecniche.
La difficoltà di questa consapevolezza si unisce ad una notevole varietà di tecniche all’interno del JKD, anche se, di tutte le tecniche pubblicate, solo il 2% viene realmente utilizzato. Allo scopo di comprendere e interiorizzare i principi del JKD è necessario avere una mentalità differente: tu sei JKD.
Gli specifici attributi del JKD e i metodi di allenamento utilizzati sono elencati
nella tabella ‘Una guida agli attributi del JKD’.
Nel decidere come strutturare il proprio studio delle arti marziali, bisognerebbe
tenere conto di tre criteri:
*età – *tempo di allenamento disponibile - *morfologia. Prendendo
visione della tabella, è facile constatare che alcuni attributi (come
la flessibilità, la resistenza e la velocità) si adattano al meglio
ai praticanti più giovani (sotto i quarant’anni): sebbene sia possibile
mantenere questi attributi anche ad un’età più avanzata,
va comunque ricordato che ciò diventa difficoltoso più gli anni
passano.
Nel caso invece della sensibilità, che è facile mantenere, il suo sviluppo è progressivo all’età (il Maestro La Coste, nei suoi tardi ottant’anni, era da osservare…).
Considerando il tempo reale di allenamento, andrebbe sottolineato che visti
gli impegni della maggior parte di noi, non è realistico scegliere un’arte
che richiede quattro ore di pratica al giorno con lo scopo di raggiungere qualche
progresso: e bisognerebbe ricordare che il perfezionamento di certi strumenti
non richiede lo stesso tempo di allenamento di altri.
Per esempio, i colpi con il capo, il gomito e il ginocchio richiedono minori attributi che la maggior parte delle tecniche a lunga distanza: calciare il sacco pesante per molte ore alla settimana è necessario per sviluppare calci alti.
L’ultimo criterio da considerare è la morfologia. Essendo il corpo lo strumento con cui gli attributi ‘parlano’, ne consegue che tale linguaggio è largamente determinato dalla natura di ogni corpo. Lo sviluppo di velocità, gioco di gamba e tempismo ‘parlerà’ più fragorosamente nell’ ectomorfo (che è alto e magro), mentre pressione in avanti e forza si porteranno meglio nell’endomorfo (che è piccolo e tarchiato).
L’essenza del JKD non è quindi un modo di imparare un’ulteriore tecnica fra la moltitudine delle tecniche JKD, quanto piuttosto un perfezionamento dei propri attributi, i soli responsabili della reale efficacia di ogni tecnica.
Una guida agli attributi nel JKD
ATTRIBUTI |
DEFINIZIONE |
METODOLOGIA
DI ALLENAMENTO |
1)
CONSAPEVOLEZZA |
Osservare le intenzioni dell’avversario |
'Sparring'
con coltello; misto (uno usa solo il jab, l'altro tutti gli strumenti |
2)
SENSIBILITA’ |
Sentire le intenzioni dell’avversario |
Hubud
(esercizio
di sensibilità filippino nel Kali), Chi Sao (esercizio cinese di
sensibilità nel Wing Chun), Tuei Shou (esercizio cinese di sensibilità
nel Tai Chi Chuan) |
3)
APPROPRIATA ATTITUDINE MENTALE |
Una
combinazione di tranquillità, istinto animale e confidenza in se stessi |
Allenamento
'full contact' (con forte linguaggio ingiurioso); utilizzo di immagini
figurate, richiamando un precedente combattimento |
4)
BIOMECCANICA (meccanica
del corpo) |
Sapere
come, quando e dove posizionare il corpo in ogni situazione; muoversi senza
disperdere inutili energie |
Allenamento
con armi di ogni tipo, che costringono ad esagerare e ad enfatizzare la
meccanica del corpo |
5)
FORZA |
Abilità
nel sopraffarre l’avversario con la manipolazione |
Esercizi
isometrici, lotta, pesi, ginnastica, nuoto |
6)
LAVORO DI GAMBE |
Abilità
nel mettersi dove è necessario, trascinandosi in avanti, di lato, in cerchio,
lasciandosi cadere ed elevandosi |
'Sparring'
con il coltello a lunga distanza, 'sparring' a mano nuda (solo jab), saltare
la corda, corsa (forza nelle gambe) |
7)
VELOCITA’ |
Presuppone
la percezione e la coscienza dell’inizio, l’esecuzione e l’avvicendamento
dell’azione |
Rompere
qualsiasi movimento in 3 parti uguali (dalla posizione iniziale a quella di
impatto) e lavorare ciascuna parte separatamente; 'sparring' con il bastone e
sprint a slalom |
8)
POTENZA |
Combinazione
di forza e velocità (abilità di utilizzare rapidamente la forza) |
Esercizi
isometrici, lotta, pesi (enfatizzare movimenti puliti e rapidi), lanciare,
lavoro al sacco pesante, 'sparring' con il bastone e sprint a slalom |
9)
TEMPISMO |
Abilità
di portare un attacco al momento appropriato |
'Sparring'
con il coltello (diminuendo la velocità del 50% si crea la necessità di
aumentare il tempismo del 50%) |
10)
COORDINAZIONE |
Abilità
di eseguire un movimento con efficacia, semplicità ed equilibrio |
Allenamento
con i doppi bastoni, guanti da passata, qualsiasi sport e ripetizione
costante del movimento da sviluppare |
11)
EQUILIBRIO |
Corretto
allineamento del corpo durante il movimento (controllo del centro di gravità) |
La
maggior parte degli sport (spt. surf, sci, sci d'acqua, trampolino,
ginnastica libera-asse d'equilibrio) |
12)
RAPPORTO SPAZIALE |
Controllo
delle distanze di ogni tipo |
'Sparring'
con armi miste (con bastoni di differenti misure, coltello contro bastone,
bastone lungo contro coltello) e a mano nuda, impiegando il proprio corpo in
relazione alle differenti distanze |
13)
AGILITA’ |
Essere
leggeri su un piede con flessibilità, rapidità e velocità |
Ginnastica
(esercizi a terra), sparring con il coltello e pallamano |
14) STAMINA (capacità di resistenza, forza vitale) |
Una
combinazione di resistenza e fiato |
Lotta,
lavoro al sacco pesante, esercizi di Thai Boxing, sparring, corsa, calci alti
e surf) |
15)
CONDIZIONAMENTO |
Abilità
di assorbire colpi alle mani, avambracci, stomaco, cosce, gomiti, tibie |
Colpitori,
Thai boxing, calci alle tibie, al sacco pesante, mook jong (uomo di legno) |
16)
FLESSIBILITA’ |
Avere
muscoli allungati (migliorando i calci alti) |
Un
consistente programma di stretching con gli adeguati intervalli |
17)
RITMO |
Implica
finte, ritmi spezzati, cambiamento di tempo, colpi singoli, e colpi 1 ½ fino
a 3 ½ |
Doppi
bastoni, suonare le congas, ballare, lavoro al sacco |
18)
PRECISIONE |
Accuratezza
ed esattezza nella proiezione della forza |
Colpire
un pezzo di carta pendente da una corda, disegnare piccoli bersagli sul sacco |
19)
ESPLOSIVITA’ |
Abilità
nel disporre di capacità distruttive in una improvvisa maniera |
Lotta,
allenamento con i pesi (movimenti completi e rapidi), sacco pesante, Rugby
(placcaggi) |
20)
FLUIDITA’ |
Combinazione
di coscienza e sensibilità, concentrazione non interrotta |
Allenamento
con il bastone (esercizi di contrattacco), esercizi a mano nuda con colpi che
partono da pugni e gomiti, colpi con il capo e le ginocchia, leve, trapping e
spazzate, continuando comunque il movimento, senza pause, anche in presenza
di errori |