Wing Chun

di Jean-Marc Noblot
traduzione di Emilio Grasso


                                                                   

Il Wing Chun non è un’arte, ma piuttosto un sistema scientifico di combattimento basato sulla biomeccanica il cui intento è di rendere inoffensivo l’avversario nel modo più rapido.

Un praticante di un sistema di combattimento non è un artista così come non lo è un generale, considerato piuttosto un esperto riguardante la guerra: egli deve avere familiarità con la strategia, psicologia, anticipo, improvvisazione, etc. Si prepara sul combattimento per vincere e la sua preparazione deve essere più completa possibile perché durante il campo di battaglia non si può permettere di pensare di vincere o perdere, ma può solo concentrarsi sul combattimento.

M mentre si prepara per la guerra, l’ultima cosa che desidera è la guerra stessa: come il praticante di un sistema di combattimento, che si allena per combattere, ma non ricerca il scontro.

Da qui entrambi sanno che in un confronto non vi è un vincitore: al massimo uno perde meno che un altro. Il principio base del Wing Chun è quello che permette ad un combattente da strada di sconfiggere molti praticanti di ‘arti marziali’: il ‘killer istinct’che ognuno possiede: se poniamo in un angolo un codardo, senza via di uscita, si trasforma in una bestia selvaggia con l’unico scopo di salvarsi la vita. (Questo concetto è stato utilizzato da molti governi nella storia, sulla base della conoscenza della natura umana: essi fanno sempre in modo che la gente abbia qualcosa da perdere. La sola volta che si è verificata una rivoluzione o una rivolta popolare, è stato sempre quando non si aveva nulla da perdere).

L’stinto di sopravvivenza, nella maggior parte dei casi, sarà più forte della codardia.