Chan Hon Chung
UN TRIBUTO
al ‘Signor Virtù e Gentilezza’

 

Gran Maestro Lam Sai Wing (seduto) con il Maestro Chan Hon Chung
 

….La figlia del Signor Croucher (produttore del documentario ‘The way of the warrior’ della BBC) di soli due anni era così presa dai modi gentili e pacifici del Sifu Chan che ogni volta che lo vedeva conversare con il padre poteva stare in grembo al Sifu, con sua soddisfazione, per tutta la conversazione… Questo era Chan Hon Chung e anche se la sua scomparsa risale a più di una decina d’anni, ricordare la sua vita semplice ma piena, è tenere viva una fiamma che ad Hong Kong sembra ormai spenta per sempre. Forse nessun altro esponente del Kung Fu degli ultimi tempi ha avuto così tanto credito e considerazione per le sue virtù, in un periodo in cui è una rarità trovarle.
Chang non fu solo un insegnante di Hong guen, uno stile di Kong fu che fa parte degli stili del sud di Shao lin, ma anche un medico specializzato in contusioni, slogature e fratture, che trattando i pazienti con applicazioni e cataplasmi, riusciva ad ottenere risultati sorprendenti. Accanto al laboratorio vi era la palestra, molto piccola, essendo lo spazio ad Hong Kong più caro che in qualsiasi altra parte del mondo, e ciò gli permetteva di passare dal primo spazio al secondo, dove gli allievi si esercitavano.
Dalle sue parole, tratte da un’intervista alla BBC, Sifu Chan racconta la storia dei suoi primi anni di vita ad Hong Kong:
‘Arrivai ad Hong Kong quando avevo 12 anni, nel 1923. Mio padre insegnava in una scuola di Kennedy Road e io mi guadagnavo da vivere lavorando al mercato del St. Joseph’s College. Frequentavo la scuola d’arti marziali del maestro Lam Sai-wing, al centro. Ero un allievo piuttosto lento, imparai tre mesi ad imparare la postura di base detta ‘pugno della tigre’. Studiavo tutte le sere dalle sette fino a mezzanotte, e poi mi alzavo ogni mattina alle quattro, sempre per fare pratica. Dopo sei mesi incominciai a migliorare e il mio interesse crebbe. Facevo esercizio per cinque ore tutte le sere. E’ importante avere autodisciplina e iniziativa: non si può far pratica solo quando l’insegnante lavora con te’.

Il Maestro Chan Hon Chung
 


Da questo punto in poi, comincia a raccontare le origini del Kung Fu:
‘Le arti marziali provengono quasi tutte dal tempio di Shao Lin. Lì venivano insegnate in relazione al fisico di ciascuno. Se cioè si aveva un fisico debole, si apprendevano esercizi che non richiedessero troppo sforzo. Se invece s’era robusti, s’imparavano gli esercizi che richiedevano più forza. L’Hong guen fu fondato da Hong Xi-quan, che l’aveva appreso dai monaci di Shao Lin. Si chiama Hong guen dal suo cognome. Costui era molto forte e fissò la regola secondo cui non si potevano studiare le arti marziali a scopo aggressivo, ma solo per migliorare il proprio fisico e le proprie capacità di autodifesa. E’ così che si diventa più umili. Allo stesso modo, chi pratica le arti marziali non combatte con chiunque, ma è sempre molto attento a misurarsi solo con avversari del suo stesso calibro. Inoltre, prima di insegnare a qualcuno l’Hong guen, s’esaminano a fondo il potenziale allievo, la sua famiglia e la sua professione, per decidere se si tratta d’un tipo affidabile. Non accettiamo studenti con un brutto carattere’.
Il Sifu Chan Hon Chung nei suoi primi anni imparò i metodi dell’autentico Kung fu da Lam Sai Wing, che era specializzato in Tit Shien Kuen (la forma del ‘Filo d’acciaio’). Ad età già avanzata, ancora forte, era in grado di eseguire questa leggendaria forma in tutto il Kung Fu con un repertorio che coinvolge più di 100 movimenti, ciascuno dei quali è in grado di dare vigore e di migliorare la forza dei polmoni (lung): se la respirazione non è sufficientemente preparata, allora i movimenti non possono essere compiuti.
Nel mondo delle arti marziali Sifu Chan Hon Chung è soprannominato ‘il signor Virtù e Benevolenza’: la sua vita densa di lealtà, equilibrio ed impegno sociale totale, sembrava quasi stridere, in rapporto ai tempi che stavano irrimediabilmente mutando, facendolo considerare un uomo dai valori purtroppo appartenenti ormai solo al passato. I suoi contributi all’Associazione di arti marziali di Hong Kong sono stati degni di nota, avendo egli lavorato instancabilmente per l’affermazione, lo sviluppo e l’espansione di questa Associazione. Già fin dalla sua giovinezza, Sifu Chan ha lavorato per propagare le arti marziali cinesi per amore verso le arti marziali stesse: 10 anni balenati come il passare di un solo giorno. Nei suoi primi anni fu istruttore di una compagnia volontaria di spadaccini nella contea di Shun Teh, nella provincia del Kwangtung, e assistente istruttore di arti marziali per la YMCA (scuola di allenamento per la gioventù) di Kowloon. Nel ’38 fondò il ‘Chan Hon Chung Gymnasium’ per insegnare il Kung fu Hung Gar (il Kung fu della famiglia Hung). Nello stesso tempo gestiva una clinica di chiropratica. Il modo in cui Chang ha appreso la medicina dal suo maestro, sottolinea l’aspetto di segretezza dei maestri cinesi:
‘Quando un allievo studia il Kung fu da un maestro che esegue anche trattamenti con le erbe, per curare lesioni e ferite, se si dimostra diligente e desideroso di apprendere, il maestro lo aiuta con pazienza. Lo studente deve avere l’ambizione di imparare e quindi conquistarsi la fiducia del maestro. Questi, a sua volta, gli insegnerà volentieri come curare le ferite e le giunture slogate. L’allievo dovrà osservare il maestro mentre cura i suoi pazienti e leggere libri sull’argomento. In questo campo è molto importante l’esperienza, per cui occorre prestare molta attenzione. Solo un buon insegnante può insegnare all’allievo i nomi delle diverse erbe e i modi di applicarle, le posizioni per alleviare un dolore o per ridurre una slogatura. Ci sono almeno quaranta erbe in ogni posizione ridotte in polvere e mescolate con alcool. La medicina cinese è prodigiosa. C’è una medicina che ha il potere di riattaccare le ossa, anche se queste si sono fratturate e separate. Molta gente non ci crede, ma io lo dico sempre ai miei pazienti con fratture. E’ un’antica ricetta segreta: una minestra fatta con un insetto morto cotto insieme al maiale’.
I suoi allievi crebbero ad un numero elevato ed egli spese molti sforzi nell’allenare nuovi giovani talenti. Con la creazione dell’ Associazione Generale di Arti Marziali di Hong Kong, intraprese l’ulteriore compito di organizzare questo gruppo, prendendo parte all’associazione come presidente. Sifu Chan merita infatti la sua reputazione come una colonna della scena delle arti marziali di Hong Kong. Sifu Chan fu particolare dal giorno della sua nascita nel 1909, nella contea di Hin King, nella provincia del Kwang Hung. All’età di 19 anni arrivò ad Hon Kong per partecipare alla scuola di Lam Sai Wing, assorbendo l’autentico stile Hung Gar di Kung Fu.
Dalle sue stesse parole, tratte da un’intervista a ‘Real Kung Fu’: ‘L’Hung Gar Kung Fu ha la particolarità di essere basato su una posizione bassa e sull’enfatizzare solidità sull’area del bacino. Ero ancora abbastanza giovane quando iniziai ad imparare questo stile ed avevo quindi il vigore della gioventù. Ero molto intrigato da questo stile di Kung Fu, che dipende così tanto dalla forza fisica e dall’energia: ero solito sentire le mie mani e le mie gambe troppo rigide, quando iniziai il mio allenamento. Talvolta praticavo un singolo movimento perì tanto tempo, come tre o quattro mesi, poiché non mi sentivo ancora soddisfatto. Sentivo che dovevo allenarmi ancora più duramente, ed ero solito svegliarmi anche alle 4, alle 5, all’alba, per praticare. Alla sera ritornavo al Gymnasium, alle 7, e continuavo a praticare fino a mezzanotte. Durante queste ore, persistevo nei punti in cui sapevo di essere più debole. Mi impegnavo in prove pratiche con i miei studenti più stretti, quindi dedicavo molta attenzione ai movimenti ‘a ponte’ delle mani. In quei giorni non era facile trovare molti compagni di allenamento, per cui avevo spesso un irrefrenabile desiderio di azione. Prima di potermi sentire tranquillo, praticavo sempre, fino ad aver ottenuto un buon livello di pratica personale. E lavorando a questo tanto duramente, ero in grado di conseguire in un solo giorno ciò che molti riuscivano ad ottenere in un’intera settimana. Alcuni che mi vedevano dicevano che avevo raggiunto un livello che sarebbe stato possibile solo dopo un anno di allenamento; io invece mi ero allenato per pochi mesi’.
Quindi Sifu Chan descriveva i suoi primi giorni nell’apprendimento delle arti marziali:
‘Se uno studente al Gymnasium stava lavorando in modo particolarmente duro, era portato ad influenzare le abitudini di tutti gli altri studenti, così il progredire era in particolar modo rilevante durante il periodo in cui si allenavano insieme. Nel tempo in cui ero stato al Gymnasium per poco più di un anno, ero già un assistente istruttore. Ho un sistema speciale di allenamento: richiedo la perfezione in ogni singolo movimento di ogni singolo stile. Questo è il motivo per cui spesso trascorro due ore su un singolo movimento, mentre lo sto praticando. Uno dei requisiti basilari dell’insegnamento è richiedere corretti movimenti delle mani. Se non si è in grado di raggiungere questa perfezione, allora certamente non si è in grado di insegnare ad altri a fare così! Il principale vantaggio nell’essere stato un assistente istruttore a quel tempo fu che il mio progresso fosse veloce. Poiché spesso avevo paura di non essere bravo abbastanza nell’istruire gli altri, lavoravo tanto più duramente: questo è il modo in cui ho ottenuto tali buone basi per lamia conoscenza nelle arti marziali’.

Insegnando agli spadaccini
‘Nel 1936 mi recai da Hong Kong a Canton per affari. Questo avvenne al tempo dell’aggressione giapponese contro la Cina e l’atmosfera di guerra si stava già facendo sentire. A Canton si stavano formando compagnie (gruppi) di spadaccini e mi fu chiesto di aiutarli nell’allenamento. Quando in seguito dovetti andare alla contea di Shun Teh per affari, le autorità della contea mi chiesero di installare là un gruppo di spadaccini volontari. Per ogni installazione vennero richiesti due volontari, e quando in seguito la classe di allenamento era operativa da pochi giorni, noi avevamo già centinaia di volontari che ne facevano parte. Da quando fondai l’ ‘Hong Kong Gymnasium’ ad Hong Kong, nel ’38 sono trascorsi molti anni. Ho sempre ritenuto che l’Arte marziale cinese sia un’attività fisica salutare e utilizzabile non solo nel combattimento. L’ultimo obiettivo dell’aspetto ginnico è, naturalmente, la protezione di se stessi. Spesso ricordo ai miei allievi di tenere a mente l’insegnamento dell’etica marziale cinese, che deve essere mantenuto’.

La nascita dell’Associazione
Sifu Chan Hon Chung cambia un po’ il soggetto del discorso, parlando della fondazione dell’Associazione:
‘Nel ’69 un gruppo di artisti marziali cinesi venne ad Hong Kong da Singapore per discutere l’organizzazione di competizione di arti marziali nel sud est asiatico. Alcuni di noi, ad Hong Kong, incontrarono il gruppo ad una cena e il leader del gruppo di Singapore, Chan Hon Shing, suggerì che Hong Kong avrebbe dovuto avere un’associazione per espandere e coordinare qui le arti marziali cinesi. Tutti i presenti alla riunione furono d’accordo che fosse una buona idea, e immediatamente costituirono insieme un comitato. Il giorno seguente ci incontrammo di nuovo: tra gli altri, erano presenti Woo Siu Po, Kwan Wai Shin, Luk Chih Fu e Lieu Chi Keung, ed ogni stile e scuola di Kung Fu era rappresentata. Fui eletto tra i membri del comitato preparatorio e anche come convocatore. Fummo registrati il 18 agosto 1969 e a maggio del ’70 tenemmo il nostro primo incontro generale. L’Associazione di Arti Marziali ad Hong Kong è nata così.
Ero sorpreso dalla rapidità in cui l’Associazione si era sviluppata. In origine pensavo che il nostro sentiero non sarebbe stato troppo facile, soprattutto a causa dei componenti, tutti appartenenti a scuole e stili differenti di allenamento: tenere insieme tutti questi diversi elementi non fu così facile. Ma in maniera inaspettata tutti sembravano comprendere che senza unità le arti marziali cinesi non sarebbero andate da nessuna parte. Così ciascuno lavorò attentamente come un corpo unico e in pochi anni ci furono enormi
risultati con diverse esibizioni di arti marziali, ciascuna delle quali ottenne un considerevole successo’.

Tre speranze
‘Ma ciò non vuol dire che tutto sia stato facile, con l’Associazione: ci sono cose che devono ancora essere migliorate. Ma si è fatto il miglior sforzo. Io stesso ho ancora tre punti che vorrei vedere compiuti.
Spero di vedere la realizzazione di una classe di allenamento di arti marziali che operi con l’Associazione. Vorrei che ogni scuola di Kung Fu scegliesse una persona esperta che sia responsabile del suo allenamento personale. Per il corso avanzato i partecipanti devono avere almeno 6 anni di esperienza nel campo e devono essere sottoposti ad un anno di allenamento. Gli istruttori si devono ritenere responsabili per la correzione degli errori dei loro studenti. Al termine del periodo di allenamento l’Associazione deve essere responsabile di mandare all’esterno ispettori o assistenti per vedere come gli studenti hanno fatto prima di essere esaminati. Coloro che superano con successo, riceveranno un diploma che certifichi che il diplomato è ora qualificato per istruire altri in quello stile di Kung Fu: questo eleverebbe lo standard di insegnamento nel campo, ed eliminerebbe tutti quegli istruttori improvvisati che, ad oggi, sono anche troppo numerosi. La mia seconda speranza è che accanto allo sponsorizzare esibizioni, l’Associazione sponsorizzi competizioni in cui il praticante sia valutato nei suoi movimenti, valore e forza, per determinare il vincitore
Questo perché alcuni praticano Arti Marziali non per vincere combattimenti, ma con la finalità di mantenersi in salute e in buona forma.
Prenderebbero parte tutti gli stili ed ognuno di questi ne riceverebbe beneficio.
La mia terza speranza è che una competizione del sud-est asiatico possa essere tenuta ad Hong Kong: Hong Kong ha mancato le occasioni per lungo tempo, così che nessuna delle competizioni vi si è mai tenuta. Una volta che l’ Hung- Hom Sports Stadium (un grande stadio sportivo che è stato costruito dal governo di Hong Kong) sarà terminato, e riuscendo a sfruttare le occasioni, allora ci sarà la possibilità di tenere le competizioni del sud-est asiatico ad Hong Kong. Se le competizioni potranno essere tenute sotto l’auspicio dell’Associazione utilizzando i suoi fondi, allora si potrà essere in grado di avere le nostre strutture
per un uso a lungo termine delle competizioni locali.’
Chan Hon Chung spiegava che non bisogna imparare Kung Fu per diventare un aggressore, ma per l’allenamento fisico e una salute migliore. E che solamente se era minacciata la vita di una persona cara o della famiglia, allora si doveva intervenire con grande determinazione e decisione.
Il maestro Chan narrò un aneddoto che avvenne nel ’71, alla vigilia dell’anno nuovo:
‘Quattro ladri irruppero nella mia casa quando avevo settantuno anni. Minacciarono me e mia moglie, e si avventarono contro di me con un coltello. Ma utilizzai una delle mie tecniche di Hung Gar per evitare colpi mortali.
Quindi riuscii a procurarmi un bastone e li attaccai tutti e quattro insieme, mettendo la paura di Dio in loro. Nel giro di qualche minuto i ladri furono visti scagliarsi giù sulla strada, come se fossero inseguiti dal diavolo in persona.’
Infine, ancora dalle parole del Maestro Chan, che preconizzava ormai il mutamento dei tempi ad Hong Kong, e dei valori di virtù e onestà che hanno sempre contraddistinto questo leggendario stile, traspare una nota di amarezza:
‘Ai miei tempi gli allievi ubbidivano al maestro più che ai genitori, e questo facilitava l’insegnamento. Per esempio, il maestro poteva chiedere di lavorare sodo per ore, e lo studente non si lamentava. Adesso, invece, tutto è cambiato. Non ci chiamano più maestri, ma allenatori. Non c’è più rispetto per l’insegnante, perché si pensa che, una volta pagate le lezioni, siamo noi che dobbiamo dare il corrispettivo del valore del denaro. Quest’atteggiamento rende impossibile l’insegnamento dell’essenza dell’arte marziale. Per questo motivo, fra le migliaia di allievi che ho, non più di dieci diventeranno a loro volta istruttori. L’Hong guen è una disciplina molto difficile da imparare, e non si può insegnarla se non si è molto esperti. Ho bisogno di almeno otto anni per preparare a fondo un allievo, mentre spesso la gente se ne va solo dopo due o tre anni’.
Che le sue parole servano da ispirazione, in un momento in cui il suo messaggio pare irrimediabilmente disperso nel vento.